Emozioni e resilienza: strategie pratiche per affrontare l'emergenza
E' possibile dare un senso a ciò che sta accadendo? Ogni adulto vive l'emergenza COVID-19 e il lock down in maniera del tutto personale in base anche al contesto di vita, ma ognuno di noi ha avuto modo di sperimentare emozioni negative quali lo spavento, il nervosismo, l'incertezza. Immaginate ora di essere un bambino di 8 o 10 anni, immaginate che gli adulti intorno a voi siano spesso nervosi e non sappiano offrire risposte concrete ai vostri dubbi, perché di risposte certe non ce ne sono.
Le emozioni fanno parte di noi, influenzano i nostri comportamenti ed è necessario riconoscerle e gestirle.
Già Darwin affermava che esiste nell'essere umano una dimensione innata e l'espressione delle emozioni (paura, rabbia, gioia, tristezza, disgusto) ne è una dimostrazione lampante, allo stesso modo Izard era convinto che sin dalla nascita si è in possesso di un corredo emotivo, e che questo insieme di emozioni è in grado di motivare il nostro comportamento.
Non esistono solo emozioni positive! Alcune sono dannose se non ben gestite.
Le emozioni, a loro volta, sono influenzate dalle esperienze di vita quotidiana. Così si spiega ad esempio la paura irrazionale di un cane, se da piccoli si è stati morsi. Per evitare che le emozioni negative si ancorino alle idee e al proprio modo di agire, diventando dimensioni stabili è necessario offrire ai bambini e agli adolescenti delle strategie per riconoscere e gestire le proprie emozioni, per comunicarle ed esprimerle in modo da vivere a pieno le sensazioni positive, ed essere altresì capaci di controllare quelle negative.
Per promuovere benessere e resilienza bisogna puntare alle emozioni!
Oggi più che mai si fa strada la necessità di aiutare i bambini e le bambine ad essere resilienti e capaci di riconoscere e gestire ciò che quest'emergenza sta facendo emergere. Ci sono famiglie che stanno vivendo lutti che hanno aperto ferite profonde, altre che chiuse in casa a causa della quarantena convivono con la paura e la tristezza. I bambini sono molto più esposti rispetto agli adulti, perché spesso non possiedono un bagaglio conoscitivo all'altezza della situazione: non sanno dare un nome a ciò che stanno provando, non riescono a controllare la rabbia e tendono a nascondere ciò che provano per paura di essere giudicati.
Questa situazione di certo fa emergere con grande forza la necessità di programmi pedagogici di educazione emotiva da integrare alle attività didattiche nelle scuole, ad opera di personale qualificato come pedagogisti ed educatori.
Ma ora? Come possiamo promuovere il benessere emotivo e la resilienza nei bambini e nelle bambine? Gli adulti, che si tratti di genitori o insegnanti ed educatori, possono promuovere l'alfabetizzazione emotiva e la capacità di resilienza mettendo in atto due strategie pratiche mutuate dall'esperienza australiana:
Hai bisogno di aiuto?
Hai qualche necessità? Posso supportarti nella gestione educativa dei bambini! Scrivimi, ti risponderò subito e con grande gioia!
Chiedi ConsulenzaStrategia educativa-emotiva
L'educazione affettiva ed emotiva dovrebbe essere alla base di ogni processo educativo e di crescita. In altre parole andrebbe insegnato ad ogni bambino e bambina a dar un nome alle emozioni, a riconoscere i propri e altrui sentimenti, gestire gli effetti delle emozioni, correggere i pensieri negativi e promuovere quelli positivi. Più nello specifico, durante l'età evolutiva, andrebbero strutturate attività educative e creative che permettano il raggiungimento di 3 principali obiettivi:
- Conoscere le emozioni
- Esprimere i sentimenti
- Affrontare e controllare gli effetti delle emozioni negative.
All'educatore spetta il compito di realizzare del materiale di lavoro educativo che sia capace di rispondere a questi obiettivi, puntando allo sviluppo dell'intelligenza emotiva: esercizi di consapevolezza (cosa succede al mio corpo quando mi arrabbio?), giochi associativi sulle emozioni (associare l'espressione del volto al sentimento giusto), diari e calendari delle emozioni. Non a caso lo Stato della Victoria, in Australia, ha prodotto una serie di materiale educativo e creativo su emozioni e resilienza, destinato a bambini e adolescenti per offrire loro degli strumenti per affrontare il disastro degli incendi che ha devastato intere comunità.
Le attività, per favorire la motivazione, andrebbero sempre accompagnate da materiale creativo: pennarelli, colori, forbici, sticker, plastilina, colla e glitter. Tramite l'attività educativa il bambino sviluppa consapevolezza e soprattutto flessibilità e capacità di adattamento alle situazioni di vita. Realizzando questo tipo di strategia ci si aspetta che il bambino riesca a vivere a pieno le emozioni positive, riuscendo altresì a controllare gli effetti di quelle negative.
E' consigliabile, durante l'emergenza, realizzare questo tipo di attività educative per equipaggiare i bambini di consapevolezza emotiva e capacità di resilienza, permettendo loro di affrontare l'emergenza al meglio. Dai un'occhiata a questo Kit per l'alfabetizzazione emotiva di base, all'interno trovi 13 schede da stampare sulle emozioni, progettate come esercizi per la consapevolezza, l'espressione e la gestione delle emozioni.
Strategia del recupero creativo
Peter O'Connor, professore alla facoltà di Scienze dell'Educazione e del Lavoro Sociale all'Università di Auckland, suggerisce di utilizzare l'arte per potenziare la capacità di resilienza nei bambini e negli adolescenti, soprattutto durante o successivamente a periodi di emergenza. L'approccio si basa sull'assunto secondo il quale i bambini spesso non riescono a parlare in maniera diretta dei loro sentimenti, faticano a raccontare le loro esperienze.
L'arte, il dipingere, il raccontare tramite colori interviene come mezzo di sostegno comunicativo e aiuta a sviscerare temi come la perdita, la preoccupazione e la paura. Secondo O'Connor infatti le strategie educative che si basano sul "fare arte" sono potenti metodi per ripristinare il benessere dell'individuo e della comunità. Anziché dunque tediare i bimbi con domande spesso goffe, è utile invitare ad affrontare l'argomento munendoli di pennello e tempere, chiedendo di ricostruire e reimmaginare gli eventi. O'Connor lo definisce intervento educativo di recupero creativo e permette a bambini e adolescenti di affrontare gli eventi che possono essere traumatici, rendersene consapevoli per riorganizzare la propria quotidianità in maniera positiva.
O'Connor, con il progetto Banksia Initiative, ha aiutato insegnanti e studenti durante la crisi degli incendi che ha devastato l'Australia. Si è trattato di un vero e proprio progetto di "recupero creativo", in cui a bambini e ragazzi veniva chiesto di esprimersi tramite l'arte. Sono stati addirittura creati dei murali che raccontano gli incendi e i loro effetti. Il titolo del progetto si è volutamente ispirato al fiore Banksia, un fiore australiano con una straordinaria caratteristica: fiorisce solo dopo un estremo caldo.
Oltre che strategie individuali da applicare durante l'emergenza, si tratta di possibili approcci da applicare in fase di rientro e di cessata emergenza. Quando sarà possibile ritornare alla normalità ristabilendo gli usuali scambi e incontri quotidiani, potrebbe essere di fondamentale importanza realizzare attività educative e collaborative sulle emozioni per risanare le relazioni dopo mesi di distanziamento sociale; organizzare eventi di arte partecipativa pensate per sviluppare coesione e sostegno reciproco aiutando bambini, adolescenti e adulti a costruire benessere, resilienza e soprattutto fiducia.
La scuola, in qualità di comunità educante per eccellenza, deve riuscire a rispondere in maniera efficace ai bisogni degli alunni e degli insegnanti, realizzando progetti e interventi psico-educativi e avvalendosi di task force formate da educatori, pedagogisti e psicologi. Affinché la futura fase di cessata emergenza non sia soltanto un tornare a star vicini tra i banchi, ma soprattutto un riuscire a star bene insieme.